Per quanto tempo possiamo fidarci del moderno device in titanio? Una ricerca britannica, pubblicata su “Lancet”, tira le somme (e stila statistiche) della durata (massimo 20 anni) e dell’usura. La soluzione: fate “il tagliando”
di Giuseppe del Bello (Rebubblica Martedi, 3 settembre 2019)
Scadono. Dalla lavatrice all’automobile. Dal cellulare alla tv. Prodotti e tecnologie supermoderne realizzate e vendute con durata limitata. Così dicono gli esperti di marketing, ma può lo stesso fenomeno riguardare anche le protesi?
Sembra di sì, pure quei dispositivi che consentono di riacquistare la funziona perduta, camminare, correre, salire le scale, non durano a vita.
E allora, per quanto tempo possiamo fidarci di quel salvifico device in titanio che ci ha restituito alla quotidianità? A tracciare un bilancio, ci ha pensato il team guidato da Jonathan Evans, della Muscuoosketal Research Unit dell’università britannica di Bristol attraverso uno studio recentemente pubblicato su Lancet.
Un lavoro diviso in due parti. La prima si è basata su una revisione di 13mila protesi di anca impiantate a pazienti artrosici e su una metaanalisi delle casistiche (opportunamente selezionate) per mettere insieme i dati. La seconda invece è servita a spulciare nei vari registri nazionali dei soggetti a cui sono state impiante protesi di anca nei sigoli paesi.
E’ una risposta soddisfacente, per estensione temporale e completezza, è arrivata soltanto dai registri australiano e svedese: in totale 215 mila interventi avrebbero rivelato che la protesi è ancora “buona” a 15 anni dall’impianto nell’89% dei casi, nel 70 a 20 e nel 58% a 25 anni.