Eziopatogenesi delle fratture su protesi

L. SPOTORNO, G. GRAPPIOLO, E. BIBBIANI, S. ROMAGNOLI

Giornale Italiano di Ortopedia e Traumatologia

Suppl. Vol. XXIII – Fase. 3

OTTOBRE 1997

L’esame delle cause e dei meccanismi con cui si generano le fratture su protesi è sicuramente complicato dal fatto che si possiedono pochi dati in me-rito perché patologia relativamente rara, il cui studio è quindi affidato a casi-stiche ristrette. La considerazione su esposta è particolarmente vera se consi-deriamo la frattura su protesi ben integrate e funzionanti e cioè in relazione a traumi ad alta energia che sono statisticamente la causa determinante di mag-gior peso anche nelle fratture di femore nei soggetti non portatori di protesi. La patologia da frattura che si riscontra negli esiti di artroprotesi però non sempre riconosce nel solo evento traumatico la causa necessaria e sufficiente, ovvero abbiamo osservato come talvolta traumi a bassa energia, di per sé in-capaci di determinare una frattura, possano invece ingenerarla in quanto fa-voriti dal concomitare di concause che sono specificamente connesse con il trattamento protesico effettuato ed in particolare alla possibile cascata di eventi mutuati dal debris che la protesizzazione può innescare. Tali fattori che cercheremo di esaminare in dettaglio possono, in nemmeno troppo rari casi, assurgere al ruolo di primum movens e, di fatto, causare la frattura. Tra le fratture su protesi occorre poi includere il vasto capitolo delle fratture pe-rioperatorie, ovvero le intraoperatorie: iatrogene e francamente riconosciute come tali nel corso dell’intervento o misconosciute e causa di possibili com-plicanze; inoltre le fratture prevedibili, previste od addirittura “provocate” che sono così frequenti in corso di revisione. Da ultimo ricordiamo quegli eventi traumatici che vengono riferiti dai pazienti come punto di inizio di una storia di mobilizzazione progressiva, più spesso cotiloidea, che potrebbero essere slatentizzate proprio da una frattura acetabolare non identificabile con il solo esame radiografico, come evidenziato da Wingstrand H. nel suo “case report” in cui si è avvalso di tomografia computerizzata, ultrasonografia, mi-surazione di pressione intracapsulare e successiva aspirazione dell’emartro (Wingstrand H., 1988).

In sintesi possiamo grossolanamente distinguere le fratture su protesi in ba-se all’agente eziologico:

  • Trauma ad alta energia.
  • Trauma a bassa energia più osteomalacia secondaria a protesizzazione.
  • Frattura da durata su osteomalacia che esprime la patologia da protesi.
  • Fratture iatrogene in corso di intervento.

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