A partire dalla fine degli anni ’50 la chirurgia ricostruttiva ha iniziato ad affrontare le problematiche legate al cotile. Fino a quel periodo infatti le lesioni del bacino venivano trattate incruentemente, limitandosi ad alcune forme elementari di ricostruzioni dovute a fratture della parete posteriore del cotile.
Si ringrazia per il lavoro di ricerca nell’integrazione dei nomi delle protesi l’ing. Giancarlo Salsa.
A partire dalla fine degli anni ’50 la chirurgia ricostruttiva ha iniziato ad affrontare le problematiche legate al cotile. Fino a quel periodo infatti le lesioni del bacino venivano trattate incruentemente, limitandosi ad alcune forme elementari di ricostruzioni dovute a fratture della parete posteriore del cotile.
La chirurgia del cotile inizia nel 1955 con Robert Judet che, iniziando dapprima a studiare le fratture del versante posteriore e poi quelle anteriori, ha classificato le stesse in tipi e sottotipi, ponendo così le basi di un trattamento con lo scopo di restituire alla sfera acetabolare la sua forma anatomica.
Il Cotile o acetabolo è un incavo osseo con forma a scodella, situato sulla porzione esterna dell’osso iliaco, in corrispondenza della porzione media. Formato dalla fusione delle tre ossa che formano nell’adulto l’osso dell’anca, porta a considerare i punti di fusione di esse.
In questo elenco potete vedere numerosi esempi di tipi di cotile, alcuni sono stati modelli ‘storici’ del reparto di chirurgia protesica del Santa Corona, ma la maggior parte provengono da espianti, ossia da protesi rimosse da pazienti provenienti da tutto il mondo, che sono stati revisionati nel nostro centro e che portano la testimonianza degli innumerevoli tentativi (più o meno validi) di affrontare il problema ortopedico del ripristino del funzionamento articolare dell’anca.